di Enzo Mantovani, Marcello Viti, Daniele Babbucci, Caterina Tamburelli Andrea Vannucchi, Massimo Baglione, Vittorio D’Intinosante, Nicola Cenni
Il confronto tra i danni che si sono verificati durante i terremoti del 2016 nell’Italia centrale e quelli previsti (con altissime probabilità) dalle carte di pericolosità attuali hanno chiaramente rivelato che gli interventi di prevenzione sismica effettuati in quelle zone sarebbero stati molto più efficaci se guidati dalle carte di intensità macrosismiche massime che erano state elaborate in base alle indagini svolte dal nostro gruppo di ricerca di Siena per le Regioni Marche e Umbria (Mantovani et alii, 2014a). Altre significative sottovalutazioni della pericolosità sismica, rispetto alle carte attualmente in vigore, erano state messe in evidenza dallo stesso gruppo di ricerca per la Regione Toscana (Mantovani et alii, 2012a) e per l’Emilia Romagna (Mantovani et alii, 2013), mediante indagini svolte in collaborazione con i responsabili di quelle due Regioni. In questa pubblicazione sono riportati alcuni importanti aggiornamenti delle informazioni precedentemente pubblicate, sia riguardo alle carte di pericolosità (riviste in base ai nuovi dati ora disponibili sui terremoti, Rovida et alii, 2016, e sui risentimenti osservati, Locati et alii, 2016), che alle nuove conoscenze acquisite sull’assetto sismotettonico dell’Appennino settentrionale. Per arricchire le considerazioni fatte sugli effetti dei terremoti del 2016, è anche riportato un contributo fornito dall’ ingegnere civile strutturista Danilo Fionga, che ha operato nelle zone interessate, in cui sono forniti alcuni interessanti suggerimenti per una corretta stima della pericolosità in zona sismica.
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